DESCRIZIONE
L'Alto Mugello non è territorio facile da scoprire per chi vuol farlo in bicicletta. É necessaria un pò di preparazione e allenamento. Il giro che abbiamo fatto e che proponiamo richiede, qualora si sia intenzionati a completarlo in una sola giornata, "cosce d'acciaio e volontà nietzschiana" per dirla con il protagonista del romanzo "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" di Enrico Brizzi.
Si parte da Firenzuola, città famosa per la produzione e lavorazione della "pietra serena", e ci si inoltra nella splendida valle del fiume Santerno in direzione di Imola. La strada è piuttosto larga e scorre facile con alcune ondulazioni. La leggera discesa, ancorché abbastanza tortuosa, permette di dare un'occhiata al panorama che qui è davvero unico. Sulle ripide pareti di roccia che si avvicinano e si allontanano si possono contare distintamente gli strati di roccia che nei millenni il corso del Santerno ha tagliato. Siamo in una specie di piccolo, verdeggiante, canyon.
A San Pellegrino (chilometro 5,2) incrociamo i binari dell'Alta Velocità ferroviaria in uno dei pochi luoghi dove emerge dalla montagna. Successivamente il traffico si fa scarso e, buttando un occhio al fiume sottostante, possiamo scorgere splendidi scorci affollati, nel periodo estivo, di bagnanti. Ma al chilometro 11, dopo aver superato la Pieve di Cà Maggiore, nell'abitato di Coniale si svolta a destra in direzione di Tirli e qui inizia la prima impegnativa salita della giornata, il Valico del Paretaio.
Al chilometro 11,7 sulla destra c'è una fontana d'acqua fresca utile per chi debba riempire la borraccia. La salita è lunga 10,2 chilometri e, per quanto non presenti pendenze impossibili, conviene affrontarla in agilità e risparmiando le energie, anche perché è solo la prima delle asperità della giornata. Al chilometro 21,2 raggiungiamo gli 880 metri del Valico del Paretaio.
Inizia qui una discesa stretta e tortuosa che, anche se l'asfalto è in buono stato, richiede di pilotare la bici con notevole concentrazione soprattutto nella prima parte dove le pendenze sono notevoli. Pedaliamo nei boschi dell'Alto Mugello e dopo circa 8 chilometri (chilometro 29,1) giungiamo a Palazzuolo sul Senio.
Attraversato il ponte sul Senio, nel bellissimo borghetto medievale c'è una fontana presso cui conviene rifocillarsi e sfruttare questa occasione per mangiare qualcosa. Qui si può eventualmente scegliere se accorciare l'escursione di circa 44 chilometri - variante 1 - tornando girando verso Borgo San Lorenzo, ma comunque affrontando il temibile Passo della Sambuca (1061 mslm, 10,7 chilometri di lunghezza).
Invece proseguendo ci si avvia di nuovo in salita, in direzione di Marradi. E' questa una salita parzialmente ombreggiata di circa 6 chilometri con pendenze non proibitive (massimo 6-7%) che nell'ultimo chilometro spiana allorquando si giunge al Passo Carnevale (700 m.s.l.m.). Ricordando però i chilometri ancora da fare conviene continuare a risparmiare le energie e far girare le gambe su rapporti leggeri.
Al chilometro 35,5 inizia di nuovo la discesa, simile alla precedente, che ci conduce a Marradi, la città del poeta Dino Campana. Anche qui ci sono alcune fontane dove poter riempire le borracce ma la strada non dà tregua e dopo poche centinaia di metri di pianura, la deviazione per San Benedetto in Alpe ci conduce alla terza salita della giornata, la più lunga, il Passo dell'Eremo (921 mslm, 10,7 chilometri). Le pendenze sono piuttosto costanti e impegnative; per fortuna l'asfalto è in buono stato, vi sono alcuni tratti ben ombreggiati e il traffico è quasi assente. Al chilometro 52 giungiamo al Passo dell'Eremo.
Dopo l'indicazione per l'eremo che dà il nome al valico, circa 2 chilometri di discesa conducono al piede della breve salita del Passo Peschiena. Un'ottantina di metri di dislivello da superare in un chilometro e mezzo non sono un'impresa epica ma dopo tutta la salita fatta non sono nemmeno uno sforzo da trascurare.
Superato il valico (e sono 4!) al chilometro 55,2 a quota 930, massima altitudine di questa escursione, il paesaggio che si presenta ci ripaga però degli sforzi fatti. Entriamo in Romagna ma soprattutto entriamo nella zona del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. La discesa è stretta, dissestata, ripida, senza parapetti tanto che in qualche punto sembra di essere su quei passi alpini che hanno fatto la storia del ciclismo, come il Galibier o l'Izoard.
Dopo un primo tratto nel bosco dove troviamo sulla sinistra un'ottima fonte (chilometro 58,1), la strada esce allo scoperto e "precipita" a valle con forti pendenze. Qui si costeggia il Parco e sulla destra e di fronte a noi si ergono i monti coperti di fitta vegetazione di una delle ultime foreste italiane.
Al chilometro 63,5 giungiamo nel fondovalle a San Benedetto in Alpe, uno dei punti di accesso al Parco, ma non si ha il tempo per tirare il fiato che la strada riprende a salire alla volta del passo del Muraglione, quinta e penultima salita di questa giornata.
Siamo di nuovo all'interno del parco anche se, transitando sulla statale, il fascino è un po' ridotto. La strada, tradizionale collegamento fra la Toscana e la Romagna, è di buona qualità e il traffico, se si escludono le moto nei giorni festivi, comunque accettabile. Le pendenze non sono proibitive, non più del 6-7%, (il versante più duro da scalare è infatti quello opposto) ma oramai la stanchezza comincia a farsi sentire ed è benvenuto il tratto di pianura - 500 metri - che si trova nei pressi di Osteria Nuova (chilometro 66,3) dove si rientra in Toscana. Dopo il settantesimo chilometro la strada si indurisce in una serie di tornanti per circa 2 chilometri ma finalmente, al chilometro 72,2 spiana per circa 800 metri fino al Passo del Muraglione a 907 metri sul livello del mare. Il panorama che si apre sulla valle sottostante è particolarmente affascinante e lo possiamo apprezzare sostando al punto di ristoro che si trova sulla cima.
Risaliti in sella inizia una bella discesa, lunga, anche tortuosa in alcuni punti, ma con strada ampia e con il fondo in buone condizioni che ci conduce, al chilometro 81,1, a San Godenzo, un piccolo borgo dominato dall'antica chiesa e da cui si dipartono diversi percorsi di grande interesse naturalistico.
Dopo altri 10 chilometri di lieve discesa che richiede comunque di continuare a pedalare, giungiamo a Dicomano (chilometro 91,6), dove entriamo nella valle della Sieve che risaliamo fino a Borgo San Lorenzo, via ponte a Vicchio, su una strada ondulata in leggera ascesa. Qualora per la nostra escursione fossimo partiti da Marradi - variante 2 - qui potremmo farvi ritorno in circa 36 chilometri, per una distanza complessiva di circa 100 chilometri, risalendo il Passo della Colla di Casaglia.
Invece, proseguendo da Borgo San Lorenzo per San Piero a Sieve (chilometro 113) e poi per Scarperia (chilometro 117,4), e facendo attenzione al traffico qui molto intenso, ci prepariamo alla sesta e ultima salita della giornata: il Passo del Giogo di Scarperia.
É forse la più dura della serie con i suoi 10,2 chilometri di lunghezza ed una pendenza media del 5,8% e ci richiede di affrontarla con il rapporto più agile per salvare le gambe ormai appesantite dalla fatica.
Il valico è posto al chilometro 127,6 ad 882 metri in una zona di ampi pascoli che si aprono su una splendida veduta dell'Alto Mugello. A questo punto, iniziamo la discesa che ci riporta, certamente esausti, dopo circa 12 chilometri, a Firenzuola, da dove eravamo partiti per questa lunga ma splendida escursione nel cuore dell'Alto Mugello.
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