DESCRIZIONE
Partiti dal totem del Distretto poco prima della piazza centrale del paese, dove si svolge settimanalmente il mercato e si affacciano alcuni dei principali edifici, ci avviamo incamminiamo in direzione del Passo della Futa. Usciti dall'abitato e superato il bivio per Montepiano, da cui si dirama la strada per l'impegnativo Passo della Crocetta, il nastro d'asfalto si addentra nel bosco e prende a salire prima dolcemente poi in maniera decisamente più impegnativa. Per giungere al Passo della Futa si superano in sequenza le località di San Gavino, Montecarelli - dove inizia il tratto più duro - Santa Lucia, Monte di Fo e L'Apparita.
Al chilometro 14,5 siamo in cima al Passo della Futa (903 metri sul livello del mare) dove, di fronte al bar ristorante, è collocato il totem con lettore che permette di prendere il tempo della scalata. Poco prima, in prossimità di una rotonda, sul lungo muraglione costruito un tempo per riparare carri e viandanti dal vento, si trova la targa che ricorda il grande Gastone Nencini che, durante gli anni ‘50 e '60, con le sue imprese ha dato lustro e gloria a questa aspra terra di pedalatori. Sulla sinistra la bandiera germanica ci ricorda anche la presenza di uno dei più importanti cimiteri di guerra tedeschi in Italia.
Dopo la scalata del Passo della Futa si prosegue in direzione di Bologna. Inizia un tratto di saliscendi molto accentuato, in parte nel bosco in parte allo scoperto che ci permette di ammirare il panorama maestoso dell'Appennino che si erge e declina verso la valle del fiume Santerno. Superato l'abitato de Il Covigliaio, al chilometro 22,7, invece di proseguire la salita per il Passo della Raticosa svoltiamo a destra in direzione di Firenzuola, il paese della ‘"pietra serena", verso cui ci si dirige con ripide picchiate di grande fascino ma non tutte protette da guard-rails.
Al chilometro 28,8 raggiungiamo il fondovalle. Con una piccola deviazione dal percorso arriviamo a Firenzuola, che merita senz'altro una visita. Facciamo quindi la strada a ritroso e svoltiamo di nuovo verso il Passo della Futa che ci accingiamo a risalire da un secondo versante. La frazione di Cornacchiaia (chilometro 31,4, con bella pieve romanica) ci indica l'inizio della nuova salita e qui vale la pena fare un nuovo rifornimento d'acqua e, se necessario, mangiare qualcosa, in vista della seconda scalata della giornata. Si prosegue in leggera salita fino al chilometro 32,8, dopodiché la strada si impenna e per 6 chilometri la pendenza non scende mai sotto il 5% con alcune punte intorno al 10%, in particolare dopo Castro di San Martino e Segalari. Bisogna fare qui ricorso a tutte le energie ma anche saperle dosare per non "scoppiare" prima della cima.
Al chilometro 38,7 siamo di nuovo al Passo della Futa e si svolta a sinistra ritornando verso Barberino di Mugello. Tuttavia, non ripercorriamo la stessa strada a ritroso in quanto, a Santa Lucia (chilometro 42,8), svoltiamo a sinistra seguendo l'indicazione per Panna dove si trova l'omonima celebre sorgente di acqua oligominerale (e non è l'unica di questa zona ricca di acqua). É un saliscendi dentro e fuori dal bosco che nell'ultima parte diviene discesa vera e propria, anche ripida. Il panorama è splendido e la quasi totale assenza di auto fa sì che possiamo davvero farci cullare dalle curve che ci portano al fondovalle.
Al chilometro 50,9 raggiungiamo infine la frazione di Galliano e proseguiamo, nel mezzo della pianura scoperta, in direzione di Barberino. Prima di giungere al punto da cui eravamo partiti abbiamo ancora la possibilità di ammirare il lago di Bilancino, un invaso che, completato alla fine degli anni '90, ha cambiato la fisionomia di questa parte del Mugello divenendo al tempo stesso una grande attrattiva e un'opportunità economica significativa per il territorio, oltre che una strategica riserva d'acqua per l'intera provincia. Al bivio con la strada regionale 65 quindi svoltiamo a sinistra ma dopo poche centinaia di metri, ad una rotonda, giriamo a destra in direzione di Barberino. Una piccola rampa ci immette in una breve galleria e in una strada che costeggia tutto il lago dal lato sud e che ha preso il nome proprio di Via Gastone Nencini, che qui era nato. Il traffico scarso e l'assenza di tratti impegnativi ci permette di gustare appieno questo scorcio di Mugello che sta cambiando ma che sembra ancora fortemente legato alla sua storia agreste.
A Barberino di Mugello giungiamo infine dopo 66,4 chilometri che ci hanno permesso di conquistare due volte un passo appenninico caro al ciclismo e di ricalcare le orme di tanti eroi di questo sport così massacrante ma anche così carico di fascino.
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